
Insegnare è un'arte, una scienza e un dono. E' il dono di saper lasciare il segno nella mente di chi si predispone all'apprendimento. L'insegnamento della danza non è per tutti; è indispensabile essere generosi, curiosi, autorevoli e armati di grande passione e pazienza. Bisogna saper trasmettere agli altri quanto si è appreso e non smettere mai di tenersi aggiornati sul mondo dell'arte, viaggiare (o navigare in rete) per vedere cose nuove da condividere eventualmente con allievi e colleghi.
Per formare ed educare buoni danzatori occorre un'efficace capacità di comunicazione finalizzata (insegnamento verbale ed esempio pratico) a supporto di una conoscenza approfondita della materia specifica e della pedagogia. Infatti, l'insegnamento della danza è un processo composto da un insieme di fattori che possono essere definiti “educazione”.
Il verbo educare deriva da quello latino educere, ovvero tirare fuori (ex ducere). Quindi l'educazione alla danza deve essere considerata l'insieme di esperienze, comportamenti, strategie, metodologie, mezzi ed obiettivi che l'adulto docente deve fissare e mettere in atto per consentire al giovane di sviluppare tutte le sue potenzialità e per ottenere una formazione completa e poliedrica. Ogni allievo ha bisogno di essere costantemente motivato a migliorare.
La relazione educativa può essere definita tale quando ha carattere di reciprocità: dovrebbe essere un processo di scambio fra docenti e discenti che nel tempo si conoscono meglio e possono costruire insieme il futuro. Di fatto, non vi è insegnamento senza apprendimento e viceversa.

Vorrei ricordare che formare un danzatore significa anche guardare al suo futuro e alle diverse possibilità di evoluzione della sua vita lavorativa. Pertanto bisogna tener conto del suo talento e dei suoi limiti ed eventualmente indirizzarlo in altri ambiti, anche non artistici, per permettergli di essere inserito nella società e avere altre esperienze. In sostanza bisogna evitare di allevare futuri ballerini falliti, illudendoli per convenienza o per simpatia; mi riferisco ovviamente allo studio professionale della danza. Invece quello amatoriale, che fortunatamente prolifera in Italia, forma migliaia di appassionati di balletto.
È interessare notare come il creatore del balletto moderno Jean Georges Noverre (1727-1810) già nel 1760 – nelle sue “Lettres sur la danse et sur les ballets” – indicasse come uno dei sette punti più importanti per l'evoluzione della Danza e del suo insegnamento l'aspetto pedagogico in rapporto alla personalità e allo stile del ballerino al fine del suo sviluppo artistico. Nel suo Trattato metteva anche in discussione i metodi d'insegnamento piuttosto bruschi in voga all'epoca, consigliando invece di incoraggiare l'allievo e di fare tesoro del suo talento. Da circa 30 anni si festeggia la giornata internazionale della danza proprio nel giorno di nascita di Noverre, il 29 aprile.
Molti altri Maestri di danza francesi e italiani hanno poi contribuito alla diffusione e allo sviluppo della danza classico-accademica che in seguito ha avuto la sua evoluzione, pur rimanendo la base portante, nella danza neo-classica, moderna, contemporanea e più avanti nel jazz, hip-hop, street dance e molte altre.
Vorrei anche citare uno dei più grandi Maestri, Carlo Blasis (1797-1878), ricordato come importante teorico della danza che ebbe la sua raffinata educazione in Francia. All'età di 23 anni pubblicò in francese il famoso “ Traité élémentaire, théorique et pratique de l'art de la danse” e in inglese nel 1828 il “Code of Terpsichore”. Questo testimonia la filosofia di Blasis, che riteneva che il ballerino dovesse essere una persona intelligente, di grande cultura e, in particolare, conoscitore delle Arti. La struttura della lezione di danza classico-accademica pensata da Blasis è arrivata fino ai giorni nostri e i suoi allievi hanno dato lustro all'Italia danzando in tutti i Teatri del mondo e formando, a loro volta, altri splendidi artisti e didatti. Fra i suoi discepoli ricordiamo Giovanni Lepri, Maestro di Enrico Cecchetti.
In poche righe vi ho parlato solo di una minima parte dei fautori dei “grandi insegnamenti” che ci hanno permesso oggi di arrivare ad altissimi livelli tecnici. Ma ricordiamo che tutti loro, e anche chi scrive, si raccomandavano sempre: “meno circo e più espressività”.

Photos by Lelli e Masotti © Teatro alla Scala