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For almost two years – that is, since the departure of Carla Fracci as a director – the Ballet of the Rome Opera seems to have fallen prey to evil spirits, or at least incompetent ones, who have drastically reduced the quantity and quality of performances. All under the orders of the famous conductor, notoriously despotic and a known enemy of dance. The new director of the ballet company, Micha van Hoecke, has no specific responsibilities for now. But the future is worrying.
So opens an article in Ballet2000 (known in Italy as Balletto Oggi) about the downhill slide of the Rome company. Dance journalist Donatella Bertozzi, holds no punches. She continues,
Over the last eighteen months the magical world of ballet has changed at the Rome Opera into a world of nightmares: three evil fairies – Superficiality, Incompetence and Ignorance – in cahoots with Carabosse, are opposed to Fortune and the Future of the sleeping beauty (dance, of course) and are mounting a siege on Rome's Opera House, plotting to decree (finally!) the ruin of the ballet company. Shows cancelled, a steep fall in the number of ballets in the season (from almost a hundred to less than fifty), ballets scheduled in prestigious productions and then represented in unknown versions. “New” choreography for the repertory ballets turn out to be remakes of well-known historical versions (which anyone who has seen a bit of ballet in his life can recognize)… And finally, press relations reduced a minimum: being that no one is capable of running them with any competence, press conferences for ballet have been simply abolished.
Ouch! But the truth is often painful to hear.
For at least thirty years these spirits have been working away in the shadows – not only in Rome but all over Italy – to wipe out the Italian ballet tradition. It seems that they are on the verge of succeeding.
Except that for a decade (2000-2010) a seemingly powerful Lilac Fairy, disguised as Carla Fracci, managed to obtain excellent results (with, inevitably, a few flops), and a company that seemed doomed twenty years ago was reborn.
Fracci's last season ballet scored a tie with the opera season: 18 titles a head, something unheard of in Italian theatres. It is probably not a coincidence that Fracci's known lean to the left in politics led her to be ousted when the right took over Rome's council.
And along came Muti.
Riccardo Muti was offered the artistic helm of the Opera House by the mayor of Rome, Gianni Alemanno. For some inexplicable reason, he was able to dictate who would lead the ballet company. Certainly not Fracci, with whom the conductor had had various spats with in Milan, and so at the end of July 2010 the ‘Duse of Dance' left the theatre for good, and when the company returned after the summer break they found two-thirds of the season's programme cancelled. Muti's old friend Micha van Hoecke stepped into her shoes, though his position is still temporary.
The first season without Carla Fracci saw ballet performances halved, and one of her star dancers, Vito Mazzeo, left while the going was good, and became a principal dancer with the San Francisco Ballet. Swan Lake was grandly announced to be in a brand new version by Attilio Labis, but when it came to it the theatre presented the version that Fracci had given them. Three new creations became just one, and Markarova's La Bayadère disappeared and was replaced with a version by the unknown Rafael Avnikjan.
Carla Fracci, just as she was about to leave her post, told the dancers that they must fight for their jobs, for the company and for ballet. Is it too late?

Graham Spicer is a writer, director and photographer in Milan, blogging (under the name ‘Gramilano') about dance, opera, music and photography for people “who are a bit like me and like some of the things I like”. He was a regular columnist for Opera Now magazine and wrote for the BBC until transferring to Italy.
His scribblings have appeared in various publications from Woman's Weekly to Gay Times, and he wrote the ‘Danza in Italia' column for Dancing Times magazine.
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RT @gramilano: Carla Fracci, Riccardo Muti, and the destruction of ballet in Italy: http://t.co/tSu2Ft6e #
RT @gramilano: Carla Fracci, Riccardo Muti, and the destruction of ballet in Italy: http://t.co/8ROoWZWp #ballet
D’Italie
http://t.co/pvyQbkPV
I’m a little bit confused about the quantity of titles. According to the article there were 18. According to the press conference of december 2009 when Fracci presented the 2010 ballet season the number was 12. Where the other 6 came from?
http://www.balletto.net/giornale.php?articolo=2491
Hello Maria,
Dieu de la Danse replying to the Facebook entry (http://www.facebook.com/gramilano) explains it thus:
“I 18 titoli (Diaghilev Musagete, La bella addormentata nel bosco, Les Ballets Russes 1/2/3, Sogno di una Notte di mezza estate, La Gitana, La Sylphide, Il lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci, Il papavero rosso, Giselle, L’heure exquise, The bad boys of piano, Chopin racconta Chopin, Don Chisciotte, I capricci di Marianna, Romeo e Giulietta) non sono stati rappresentati solo nell’ ultima stagione della Fracci bensì tra Gennaio 2009 e Luglio 2010 e non dimentichiamo i vari cambiamenti o cancellazioni riguardo titoli, coreografi e ospiti.”
Carla Fracci, Riccardo Muti, and the destruction of ballet in Italy http://t.co/LIPfrSib via @zite
Politica apparte, la situazione a Roma era ben lontana dall’essere perfetta sotto la direzione di Carla Fracci.
Per prima cosa bisognerebbe attenersi ai fatti:
I 18 titoli (Diaghilev Musagete,
La bella addormentata nel bosco, Les Ballets Russes 1/2/3 ,
Sogno di una Notte di mezza estate, La Gitana, La Sylphide,
Il lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci, Il papavero rosso, Giselle
L’heure exquise, The bad boys of piano, Chopin racconta Chopin,
Don Chisciotte, I capricci di Marianna, Romeo e Giulietta) non sono stati rappresentati solo nell’ ultima stagione della Fracci bensì tra Gennaio 2009 e Luglio 2010 e non dimentichiamo i vari cambiamenti o cancellazioni riguardo titoli, coreografi e ospiti.
Con un ruolo centrale aggiunto per lei in quasi tutti i balletti del repertorio (se il libretto lo richiedeva o meno) o le tante inutili “creazioni ” per la vecchia diva, morte dopo qualche spettacolo ( per citare alcuni di questi disastri imbarazzanti ” la Primavera romana della signora Stone”, “Diaghilev Musagete “o” Dio salvi la regina “) il Teatro ha speso centinaia di migliaia di euro , non solo per il cachet della Fracci ma anche per la “regia” del marito Menegatti, per i suoi collaboratori e assistenti, più scene e costumi (in alcune di queste produzioni la signora Fracci aveva 4 o 5 costume diversi). Che peccato vedere un artista come la Fracci ridotta cosi…
Per non parlare dei tanti ospiti, alle volte inutili visto che nel corpo di ballo emergevano ragazzi di talento ai quali spesso non è stata veramente data una chance per poter Crescere a livelli internazionali.
…Carla Fracci è stata una Dea della danza e per questo possiamo anche essere indulgenti e generosi nel vederla per l’ ennesima volta nei panni di Isadora Duncan ma nel momento in cui a più di 70 anni , per soddisfare il proprio ego, ha preso il posto della piccola Clara sulle note del celebre pas de deux nel primo atto de ” Lo Schiaccianoci”, arrancando in torno al palcoscenico nascosta tra veli e tulle, credo fosse giunto il momento di cambiare visione del futuro!
Qualunque sia il futuro del Balletto dell’Opera di Roma, è una benedizione sia per il Teatro che per ciò che resta della reputazione della divina Carla Fracci, che lei non sia più alla direzione e sul palcoscenico del Costanzi.
E’ impossibile negare che la direzione Fracci abbia presentato aspetti discutibili; del resto, ciò accade anche alla più felice iniziativa umana. Tuttavia mi preme aggiungere che alcune iniziative evidenziate dall’intervento di Dieu de la Danse sono state presentate cogliendone il lato infelice, certamente innegabile, senza controbilanciarlo con la segnalazione dell’indotto positivo.
Ad esempio, è vero che ci sono state molte creazioni e ricostruzioni di titoli romantici morte dopo qualche spettacolo ed è vero che ce ne sono state di poco riuscite e di interesse artistico limitato. Tuttavia abbiamo avuto anche proposte di nicchia, con punte di grandissima qualità come la Gitana, affidata a una big quale Luisa Spinatelli, come Carosello Romano, che strizza l’occhio a Schnitzler, come Michelangelo. Inoltre, anche le produzioni meno felici si sono rivelate una preziosa palestra per il corpo di Ballo: la signora Fracci sa perfettamente che, a un certo livello, un ballerino può crescere e maturare soltanto andando in scena il più sovente possibile. Dunque le creazioni hanno avuto un ruolo nel realizzare il
Consolidamento del corpo di ballo, uno degli obiettivi della direzione Fracci. A ciò la Signora è pervenuta anche dando spazio sia agli elementi locali di comprovata perizia, sia ad alcuni giovani emergenti. Condivido quanto affermato nell’intervento precedente: ciò non è effettivamente avvenuto spessissimo; ma, va detto, la Signora ha seguito e preparato solo gli artisti del corpo di ballo interessati ai suoi insegnamenti e ha certamente lasciato in panchina quelli che la consideravano solo una gloria del passato incapace di incidere sul presente. Basti pensare ai successi di Alessandra Amato e di Vito Mazzeo, spesso preparati ad importanti debutti di repertorio dalla Signora in persona. Aggiungo soltanto che Fracci ha fatto da coach a Vito Mazzeo per i ruoli di Hylarion e di Albrecht per due anni consecutivi. Forse è di qualche interesse sapere che le principal del San Francisco Ballet, ove ora Mazzeo è primo ballerino, dovendo interpretare Giselle, gli hanno chiesto di seguirle in qualche prova perché passasse loro suggerimenti appresi dalla signora Fracci. Questo negli U.S.A. Da noi è solo un passato da svillaneggiare.
Invece, non sono del tutto in accordo con un altro punto dell’intervento di Dieu de la Danse: lo spazio lasciato agli elementi locali meritevoli non ha sofferto per i numerosissimi ospiti grazie a un secondo risultato della direzione
Stagioni con un importante numero di titoli. Al di là del numero esatto di produzioni annue, ancorché contato al ribasso, le stagioni romane hanno raggiunto l’ordine di grandezza numerica delle stagioni dei maggiori corpi di ballo internazionali di tutto rispetto, cosa dalla quale è ben lungi ogni altro Balletto in Italia, incluso quello della Scala di Milano. Oltre alle creazioni e alle ricostruzioni di balletti romantici, le numerosissime produzioni hanno seguito importanti motivi ispiratori, precisamente
a) Produzioni dei maggiori titoli di repertorio: La Silfide, Giselle e i tre classici di Tchaikhovsky; Corsaro, titolo mancante al repertorio dell’Opéra di Parigi, e Raymonda, all’epoca in Italia in repertorio solo a Roma; Don Chisciotte e, ancorché non ottocentesco, Romeo e Giulietta.
b) Recupero della coreutica e del décor delle Avanguardie di primo ‘900, dai Ballets Russes ai Balets Suédois. Il Teatro dell’Opera di Roma è stato, sotto la direzione Fracci, il primo teatro italiano a proporre i grandi riformatori della coreutica classica -Fokine, Nijinsky, Massine, Balanchine, Börlin- e i grandi nomi del décor delle Avanguardie –Bakst, Picasso, De Chirico, Gabo-. Col Royal Ballet, l’Opera di Roma condivide l’onore di avere in repertorio Les Biches della Nijinska.
Quanto agli ospiti riconosco molto di vero in quanto afferma il nostro Vestris: almeno il loro numero poteva essere alleggerito e le scelte avrebbero potuto concentrarsi sulle maggiori étoiles internazionali. Ma resta il fatto che è stato ottemperato il dovere di ogni direttore
Presentare al pubblico le maggiori étoiles internazionali. La signora Fracci, grazie a una vastissima conoscenza delle scuole più prestigiose, coadiuvata dal Maestro Menegatti, ha invitato a Roma stelle da: ABT, NYCB, Boston Ballet, San Francisco Ballet, Bolshoi, Marijnsky, Opéra di Parigi, Royal Ballet.
Inoltre, come negare che molte presenze in scena della signora Facci le abbiano reso un cattivo servizio?Tuttavia sono tuttora vivide nella mia memoria le stupefacenti lezioni di teatro –e che teatro!- che ci ha regalato come Carabosse, come Regina Madre, come Lady Capuleti e anche come Karsavina (e forse anche come se stessa) nell’evocazione di Giselle, un momento magico che è bastato a cancellare con un colpo di spugna i passaggi meno felici di Diaghilev Musagète. E il pubblico presente la pensava come me, vista l’interminabile ovazione che le ha decretato.
In conclusione, condivido quanto afferma Dieu de la Danse: la situazione a Roma non era perfetta sotto la direzione di Carla Fracci. E non è certo colpa di nuove direzioni se il corpo di ballo ha perso la visibilità nazionale e internazionale garantita solo dalla presenza della Signora Fracci, una presenza sufficiente a stimolare gli inviti di teatri italiani e stranieri. Ma, per quanto detto, aggiungo che, pure con tutte le scelte meno felici, era e resta la miglior direzione possibile. E, infatti, non mi stupisce che oggi il Ballo a Roma sia tornato ad essere la nullità di un tempo, come mi sembra poter dedurre da molti interventi di appassionati, letti in internet. Ciò che, invece, mi stupisce è la rapidità quasi fulminea con cui è stato polverizzato il lavoro di dieci anni.
Marino Palleschi
Politica apparte, la situazione a Roma era ben lontana dall’essere perfetta sotto la direzione di Carla Fracci.
Per prima cosa bisognerebbe attenersi ai fatti:
I 18 titoli (Diaghilev Musagete,
La bella addormentata nel bosco, Les Ballets Russes 1/2/3 ,
Sogno di una Notte di mezza estate, La Gitana, La Sylphide,
Il lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci, Il papavero rosso, Giselle
L’heure exquise, The bad boys of piano, Chopin racconta Chopin,
Don Chisciotte, I capricci di Marianna, Romeo e Giulietta) non sono stati rappresentati solo nell’ ultima stagione della Fracci bensì tra Gennaio 2009 e Luglio 2010 e non dimentichiamo i vari cambiamenti o cancellazioni riguardo titoli, coreografi e ospiti.
Con un ruolo centrale aggiunto per lei in quasi tutti i balletti del repertorio (se il libretto lo richiedeva o meno) o le tante inutili “creazioni ” per la vecchia diva, morte dopo qualche spettacolo ( per citare alcuni di questi disastri imbarazzanti ” la Primavera romana della signora Stone”, “Diaghilev Musagete “o” Dio salvi la regina “) il Teatro ha speso centinaia di migliaia di euro , non solo per il cachet della Fracci ma anche per la “regia” del marito Menegatti, per i suoi collaboratori e assistenti, più scene e costumi (in alcune di queste produzioni la signora Fracci aveva 4 o 5 costume diversi). Che peccato vedere un artista come la Fracci ridotta cosi…
Per non parlare dei tanti ospiti, alle volte inutili visto che nel corpo di ballo emergevano ragazzi di talento ai quali spesso non è stata veramente data una chance per poter Crescere a livelli internazionali.
…Carla Fracci è stata una Dea della danza e per questo possiamo anche essere indulgenti e generosi nel vederla per l’ ennesima volta nei panni di Isadora Duncan ma nel momento in cui a più di 70 anni , per soddisfare il proprio ego, ha preso il posto della piccola Clara sulle note del celebre pas de deux nel primo atto de ” Lo Schiaccianoci”, arrancando in torno al palcoscenico nascosta tra veli e tulle, credo fosse giunto il momento di cambiare visione del futuro!
Qualunque sia il futuro del Balletto dell’Opera di Roma, è una benedizione sia per il Teatro che per ciò che resta della reputazione della divina Carla Fracci, che lei non sia più alla direzione e sul palcoscenico del Costanzi.
Thanks for such a detailed and informed response!